martedì 26 febbraio 2013

L'Anziano




Fase della ns. vita che, ad una certa età, ci accomuna tutti.

L’anziano vive una condizione di grande fragilità fisica e psicologica, isolato e tenuto fuori da ogni prospettiva sociale. Visto solo come un essere da compatire per la sua fragile età e null’altro.

Spesso osiamo dire:
Poveretto, è meglio che resti a casa…
È meglio che non prenda freddo…
Se andiamo fuori in vacanza si può stancare, quindi è meglio che resti a casa…
Bisogna decidere cosa fare per quel problema, ma cerchiamo di non coinvolgerlo altrimenti gli diamo preoccupazioni…
Teniamolo fuori dai ns. discorsi, tanto non può capire….
Se si trova davanti a noi, passeggiando lentamente su un marciapiede, ci lamentiamo perché disturba, ostacola e rallenta il ns. passo… e datti una mossa, togliti…

Stolti, perché non capiamo l’importanza della ricchezza socio/culturale che un anziano può dare ad ognuno di noi…
Stolti perché dimentichiamo che l’anziano è lo specchio di quello che saremo noi un domani, se Dio vorrà.

In tali condizioni, l’anziano, sente venir meno il proprio ruolo all’interno della famiglia e della stessa società, oltre che a percepire un cambiamento nel proprio fisico e nella sua autonomia. Comincia ad aver paura delle malattie e della morte.

Nella società il sentirsi mettere da parte lo porta verso una condizione di disagio e da grande escluso. Vive in uno stato di grande fragilità personale che lo porta all’isolamento interiore. Risulta difficile per lui mantenere il ruolo di amico, di parente, di conoscente, di uomo dal punto di vista della partecipazione sociale. Egli si sente del tutto anonimo in un mondo che corre senza curarsi di lui.

In tale contesto si sente escluso e non più utile nella società, è come se nessuno avesse più bisogno di lui. Questo lo porta a rinchiudersi e ad isolarsi sempre più.

E così l’anziano, sentendosi solo, cerca di far riaffiorare sempre più i propri ricordi che lo fanno sentire lontano dal presente, ma più forte e migliore grazie al passato. Un passato ricco di speranze, di sogni e di prospettive.
Ricordi che rappresentano quasi la sua unica linfa vitale per andare avanti e sentirsi ancora un uomo vivo… è come se dicesse a se stesso e al mondo intero io ci sono stato e ci sono ancora! ascoltatemi e tenetemi presente!

Mentre nel presente, abbandonato a se stesso, diviene sempre più scontroso e spinto verso un isolamento sempre più profondo. Diventa più insicuro e rinuncia a desideri e aspirazioni, limitandosi anche nelle scelte più banali.

È fondamentale, quindi, per aiutare l’anziano, stimolarlo verso un riavvicinamento alle relazioni sociali e famigliari. Qualsiasi contatto con il mondo esterno, anche banale, può rappresentare uno stimolo per superare quella fragilità dell’essere anziano.

Bisogna far capire all’anziano che la sua età è solo una forma di cambiamento che appartiene alla nostra vita e che le opportunità sono sempre presenti, così come le passioni e gli interessi sociali.

Non ci dimentichiamo chi siamo, da dove veniamo e che la vecchiaia è una condizione che ci accomuna tutti.

Amore, comprensione, solidarietà e rispetto sono alla base della ns. vita civile…cerchiamo di aver più cura dei ns. anziani e coinvolgiamoli sempre più nelle ns. vite, perché un giorno verrà il ns. turno…