Fase
della ns. vita che, ad una certa età, ci accomuna tutti.
L’anziano
vive una condizione di grande fragilità fisica e psicologica, isolato e tenuto
fuori da ogni prospettiva sociale. Visto solo come un essere da compatire per
la sua fragile età e null’altro.
Spesso
osiamo dire:
Poveretto, è meglio che resti a casa…
È meglio che non prenda freddo… Se andiamo fuori in vacanza si può stancare, quindi è meglio che resti a casa…
Bisogna decidere cosa fare per quel problema, ma cerchiamo di non coinvolgerlo altrimenti gli diamo preoccupazioni…
Teniamolo fuori dai ns. discorsi, tanto non può capire….
Se si trova davanti a noi, passeggiando lentamente su un marciapiede, ci lamentiamo perché disturba, ostacola e rallenta il ns. passo… e datti una mossa, togliti…
Stolti,
perché non capiamo l’importanza della ricchezza socio/culturale che un anziano può
dare ad ognuno di noi…
Stolti perché dimentichiamo che l’anziano è lo specchio
di quello che saremo noi un domani, se Dio vorrà.
In
tali condizioni, l’anziano, sente venir meno il proprio ruolo all’interno della
famiglia e della stessa società, oltre che a percepire un cambiamento nel
proprio fisico e nella sua autonomia. Comincia ad aver paura delle malattie e
della morte.
Nella
società il sentirsi mettere da parte lo porta verso una condizione di disagio e
da grande escluso. Vive in uno stato di grande fragilità personale che lo porta
all’isolamento interiore. Risulta difficile per lui mantenere il ruolo di
amico, di parente, di conoscente, di uomo dal punto di vista della
partecipazione sociale. Egli si sente del tutto anonimo in un mondo che corre
senza curarsi di lui.
In
tale contesto si sente escluso e non più utile nella società, è come se nessuno
avesse più bisogno di lui. Questo lo porta a rinchiudersi e ad isolarsi sempre
più.
E così
l’anziano, sentendosi solo, cerca di far riaffiorare sempre più i propri
ricordi che lo fanno sentire lontano dal presente, ma più forte e migliore
grazie al passato. Un passato ricco di speranze, di sogni e di prospettive.
Ricordi
che rappresentano quasi la sua unica linfa vitale per andare avanti e sentirsi
ancora un uomo vivo… è come se dicesse a se stesso e al mondo intero io ci sono stato e ci sono ancora!
ascoltatemi e tenetemi presente!
Mentre
nel presente, abbandonato a se stesso, diviene sempre più scontroso e spinto
verso un isolamento sempre più profondo. Diventa più insicuro e rinuncia a
desideri e aspirazioni, limitandosi anche nelle scelte più banali.
È fondamentale,
quindi, per aiutare l’anziano, stimolarlo verso un riavvicinamento alle
relazioni sociali e famigliari. Qualsiasi contatto con il mondo esterno, anche
banale, può rappresentare uno stimolo per superare quella fragilità dell’essere
anziano.
Bisogna
far capire all’anziano che la sua età è solo una forma di cambiamento che
appartiene alla nostra vita e che le opportunità sono sempre presenti, così
come le passioni e gli interessi sociali.
Non ci
dimentichiamo chi siamo, da dove veniamo e che la vecchiaia è una condizione
che ci accomuna tutti.
Amore,
comprensione, solidarietà e rispetto sono alla base della ns. vita civile…cerchiamo
di aver più cura dei ns. anziani e coinvolgiamoli sempre più nelle ns. vite, perché
un giorno verrà il ns. turno…