mercoledì 22 febbraio 2012

Sguardo sul Trapianto di Rene tra Viventi



Nel processo che porta al trapianto di rene tra viventi  vi sono due figure fondamentali da tenere in considerazione, il “donatore e il “ricevente”.
Il donatore, come dice la parola stessa, è colui che dona e che si sottopone all’espianto volontario del proprio rene,  può essere un famigliare (padre, madre, fratello, sorella, etc..) o un estraneo comunque compatibile. Il ricevente, molto semplicemente, è invece colui che riceve e che viene sottoposto al trapianto.
Tra il donatore e il ricevente vi è tutta una equipe medica altamente professionale che avvia una serie di procedure mediche (strumentale, ematochimiche e psicologiche) per  raggiungere lo scopo finale che altro non è che la buona riuscita del trapianto, salvaguardando comunque e a priori la salute stessa sia del donatore che del trapiantato.

Aspetti psicologici
Il donatore prima di fare una scelta di questo tipo può sentirsi:
  • Combattuto e spaventato, nonostante la volontà e l’amore nei confronti del ricevente. Stato questo che può condizionare fortemente e in negativo la stessa volontà nel proseguire nella sua scelta finale di donare. Naturalmente anche in caso di un eventuale passo indietro il donatore va capito, difeso e tutelato.
  • Senza remore, coraggioso e spinto  solo dall’amore verso il ricevente lo porta a proseguire verso il cammino dell’espianto.

Il sacrificio della donazione è supremo e nulla può essere chiesto in cambio, perché nulla potrà mai contraccambiarlo.
Durante la fase di meditazione e programmazione al trapianto il donatore è spinto da una grande forza di volontà e senso di sacrificio. La gioia che prova, sapendo che il suo gesto rappresenta la salvezza della vita altrui, è enorme. Più vi è questa consapevolezza, maggiore è la spinta e la volontà nel procedere con il proprio gesto.
La donazione è quindi un grande gesto di Amore e di Sacrificio senza limiti.
Donare una parte di se, un proprio organo, è appagare il senso della propria vita, è il gesto più grande che una persona possa fare per qualcuno.

Il ricevente (trapiantato) prima di fare il trapianto è consapevole del fatto che una persona cara sta per donarli il proprio rene.
Le paure  e il senso di responsabilità che investe il ricevente è enorme, a tal punto da pensare al rifiuto del trapianto stesso. I dubbi sono tanti e tutti spinti da questo senso di responsabilità nei confronti di chi dona (il famigliare, madre, padre, etc…).

I dubbi e le domande sono del tipo:
  • E se il trapianto non dovesse andare a buon fine?
  • E se durante l’intervento ci dovessero essere  problemi per il proprio caro?
  • Cosa succederebbe se ad aver problemi simili di rene dovesse essere  il proprio caro in un prossimo futuro?
  • Etc….
Superata questa fase, dopo mille raccomandazioni, consigli e informazioni di natura medica e psicologica, con più tranquillità ma sempre con grande preoccupazione, si decide per il trapianto.
A trapianto avvenuto, superate le sofferenze iniziale, si comincia pian piano a riprendere possesso della propria vita, facendo quello che prima magari non si riusciva a fare o non si aveva la forza di fare.. Si prova un grande senso di gioia, di felicità e di libertà che non si provava ormai da tempo.
Il senso di gratitudine verso chi ti ha donato il rene è enorme così come il senso di responsabilità. La cosa più grande che si può fare per questa persona è custodire e proteggere con tutte le proprie forze quel bene prezioso che ti è stato donato, il rene e i sacrifici ad esso legati.
Naturalmente la tua vita, che apparentemente rientra nella normalità individuale e sociale, è in realtà in continua allerta involontaria per evitare qualunque forma di trauma al tuo nuovo organo. Cerchi di curare l’alimentazione e di fare attività fisica mirata e controllata, i controlli medici durante l’anno non mancano e così facendo la tua vita va avanti. Piccoli accorgimenti e sana vita sociale come ogni altra persona, senza farsi mancare nulla….
Dopo molti anni dal trapianto, quando ormai tutto ti sembra normale, ti rendi conto che comincia ad assalirti una nuova preoccupazione e paura, che non è meno di quella che avevi prima del trapianto, anzi è forse maggiore.
La paura è proprio quella di perdere il tuo rene, visti i tanti anni che sono passati dal trapianto. Cominci a pensare che un trapianto non possa durare tutta una vita, anche perché non si conosce ancora concretamente quella che è la vita media di un trapianto. Dopo più di 20 di trapianto questa nuovo timore comincia ad crescere sempre più nel tuo animo, anno dopo anno. La paura poi non è solo quella di dover perdere il rene, ma anche di dover rientrare in un sistema dialitico che seduta dopo seduta ti consuma. Rimettersi il lista di attesa e attendere anni affinchè si trovi un nuovo donatore disponibile e a te compatibile (vivente o cadavere che sia). La consapevolezza che gli anni anagrafici non sono a tuo favore ti spaventa ancor di più. Intendiamoci è preferibile fare un trapianto ad un giovane che non ad una persona avanti negli anni…
In definitiva però quello che bisogna fare è cercare di condurre una vita serena e felice, compatibilmente con i propri problemi, e vivere apprezzando quanto di buono la vita ci offra, attimo per attimo. Tutto il resto a tempo debito verrà affondato, con più maturità e forza.

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