domenica 6 maggio 2012

Taranto, Città Bella ma Ricca di Veleni


Taranto

Città assediata dalla speculazione territoriale da parte della grande industria.

In questa città lo sfruttamento del territorio per scopi imprenditoriali, attraverso anche i finanziamenti statali senza controllo per realtà societarie a breve termine, sono la rovina di più generazioni di tarantini.


Secondo gli ambientalisti, la grande industria (Ilva, Agip, Cementir...) fa salire Taranto ai primi posti in Eruopa come città tra le più inquinate e con il maggior numero di tumori presenti.
Città che, oltre ad essere soffocata dall'inquinamento, è anche protagonista, come molte città del sud, nel settore florido della disoccupazione giovanile.
Delinquenza e microcriminalità sono, naturalmete, presenti anche qui.
Insomma, questa città non si fa mancare proprio nulla, compresa l'incapacità dei nostri politici nel reagire e far rispettare maggiormente il territorio tarantino.


Altro nostro " flagello" è la Marina, proprietaria di gran parte del territorio: si guardi  il vecchio arsenale, l'arsenale nuovo ed altri terreni occupati, in alcuni casi non più utilizzati da diverso tempo. La Marina ha così scippato a Taranto buona parte della costa cittadina...

A Taranto esiste l'iperporto commerciale, ma manca un aereoporto! Un areoporto che invece è presente a Grottaglie, cittadina bella e ricca di artigianato (le ceramiche di Grottaglie) della provincia, ma mai decollato per contrasti negativi sia di natura concorrenziale sia politica (vedi areoporto di Bari e Brindisi...).
Su tutte le varie scelte commerciali, di investimento sul territorio e imprenditoriale, Bari, Brindisi  e Lecce fanno da "padroni", lasciando Taranto come fanalino di coda.
Ma, come avevamo già accennato, questo è anche grazie all'incapacità della nostra classe politica.

Taranto viene definita la città dei due mari, perchè bagnata dal mar grande e mar piccolo.
Ha un bellissimo lungomare, tra i più belli d'Italia, una favolosa villa comunale (Villa Peripato), il Castello Aragonese, ricco di stroia, fiancheggiato dal canale navigabile sovrastato dal Ponte Girevole, unico al mondo per la sua caratteristica. Canale che divide la città nuova con la romantica città vecchia, isolotto collegato alla terra ferma solo da due ponti, il Ponte Girevole da un lato e il Ponte di Pietra dall'altro. 

Città Vecchia con i sui colorati pescherecci, ormeggiati sulla costa del mar piccolo. Sulla costa opposta, quella che affaccia sul mar grande, un tramonto unico che, a seconda delle stagioni, toglie il fiato a guardarlo...
Taranto città ricca di locali, pizzerie e ristoranti dalla cucina tipica locale, a base di  pesce fresco, latticini e verdure ottime da gustare.
Sempre a Taranto, venivano coltivate le famose "cozze tarantine", cozze che ci invidiavano in tutta Europa. Cozze di elevata qualità e sapore, che venivano coltivate nel mar piccolo grazie alla presenza di diverse sorgenti di acqua dolce che creavano l'equilibrio ideale nella fauna marina. Ma anche questo è andato perduto grazie all'inquinamento dello stesso mar piccolo, per la presenza di un'alto tasso di diossina. Ora si pensa di spostare la coltivazione delle cozze nel mar grande.....

Eppure, con spirito di responsabilità da parte di tutti, in comune accordo tra cittadini, politici e industriali, Taranto potrebbe essere una città più vivibile e accogliente....
Basterebbe che la grande industria (Ilva, Cementir...) investisse, una volta per tutte, sia su sistemi per abbattere l'inquinamento, prodotto dai loro impianti, e sia sulla bonifica stessa del territorio.

L'Agip dovrebbe fare la stessa cosa e, vista la sua forte presenza sul territorio, dare anche la possibilità, con un accordo politico locale,  di creare convenzioni con il comune e i cittadini  per una riduzione dei costi del carburante.
La Marina Nazionale, storicamente presente su buona parte del territorio tarantino, potrebbe, come forma di ringraziamento per l'ospitalità che gli stessi tarantini hanno sempre avuto nei suoi confronti, contribuire nel rendere la città più ordinata e presentabile, dando anche più respiro al territorio cedendo parte delle sue proprietà non più utilizzate.....

E' chiaro che i politici locali e l'amministrazione comunale non devono stare a guardare e aspettare che qualcosa accada.  Tali fugure pubbliche dovrebbero rappresentano l'espressione e la volontà dei cittadini, perchè è proprio grazie ad essi che ricoprono il proprio ruolo. Se vi è capacità, i ns. politici non devono più pensare a salvare la propria poltrona e gli interessi di pochi, ma devono lottare e spingere i massimi livelli verso un percorso costruttivo e di cambiamento per una città migliore, più sana, pulita e con presupposti per una crescita occupazionale.
Diciamo basta agli accordi con l'industria che sa solo minacciare l'icenziamenti! Deve essere l'industria a preoccuparsi, perchè se non rispetta il territorio e i suoi cittadini deve andarsene a inquinare da qualche altra parte....

Ci vuole sola voglia e coraggio per un cambiamento necessario per il bene di tutti i tarantini.
Se la grande industria vuole restare a Taranto si deve adeguare ai tarantini e non i tarantini alla grande industria con tutti i suoi veleni. Altrimenti, i tarantini, accompagnati da una classe politica adeguata, con l'appoggio dello Stato volenteroso e il supporto di tutti, può vivere benissimo anche senza la grande industria.

Taranto è città stupenda, sole e mare meraviglioso, territorialmente strategica per l'import ed export, litorale favoloso con lunghissime spiagge dalla sabbia fine e bianca, mai sfruttata da nessuno dal punto di vista imprenditoriale. Provincia da Amare! A livello turistico e architettonico, infatti, ha poco da inviadiare ad altre località più blasonate...


 
Altro settore oggi meno sfruttato e in parte abbandonato rispetto al passato, per colpa della corsa verso il posto "sicuro" nell'industria, è l'agricoltura.  Terra dalle grandi possibilità imprenditoriali per un'agricoltura con prodotti diversificati e di qualità, validi non solo per l'uso locale, ma soprattutto per l'esportazione.

Taranto potrebbe vivere tranquillamente (con le persone e le idee  giuste)  solo di turismo,  agricolutra, artigianato e piccola industria a basso inquinamento.



Amiamo di più il nostro territorio e le nostre origini e facciamo in modo che gli altri ne abbiano più rispetto.

Il Video che segue è preparato gal Gruppo Media Video ARS per la valorizzazione e la promozione del territorio Jonico. Grazie di cuore!

domenica 25 marzo 2012

Dialisi - Donazione & Trapianto


Solo in pochi sanno cosa è la dialisi e pertanto non conoscono le problematiche che ne derivano.
Se tali conoscenze vengono meno anche la corretta e funzionale divulgazione dell’informazione per la  donazione non potrà mettere radici nel cuore e nelle coscienze di tutti noi.
La donazione è l’atto fondamentale per la risoluzione dei problemi di moltissimi dializzati.
Senza la donazione un dializzato non può essere sottoposto al trapianto, restando così legato nell’oblio della dialisi per moltissimi anni e in alcuni casi accompagnandolo anche alla morte.
La dialisi, conosciuta meglio come l’emodialisi (dialisi del sangue), sostituisce il principio di funzionamento dei nostri reni naturali, quando questi hanno una ridotta o assente funzionalità renale (insufficienza renale). La macchina utilizzata per questa terapia viene definita rene artificiale, il cui scopo è di depurare il sangue da tutte quelle sostanze tossiche e di normalizzare anche il peso corporeo, cosa che diversamente con un’insufficienza renale in corso il nostro organismo non riuscirebbe a fare. Nel procedimento dialitico Il sangue viene fatto defluire in un’unica direzione, dal paziente alla macchina che dopo aver attraversato il filtro e sfruttando anche l’impiego di una soluzione dialitica ritorna nel paziente privo di sostanze tossiche.
Una seduta di dialisi (da effettuarsi a letto o in poltrona) dura circa 4/5 ore per tre volte a settimana (secondo i casi).
Prima di iniziare le sedute di emodialisi bisogna eseguire un particolare intervento chirurgico, chiamato accesso vascolare, nel braccio (più frequentemente).
Una fistola permette il passaggio di alti flussi di sangue per la dialisi, e serve a fare aumentare di volume una vena dell'avambraccio. Il paziente dovrà subire un piccolo intervento, di solito in anestesia locale, che consiste nel creare un collegamento permanente tra una vena e un'arteria. Dopo 4/6 settimane la vena diventa molto più grande e più robusta, e può essere usata come accesso per la dialisi.

Ecco come funziona una fistola arterovenosa

  • Durante la dialisi due aghi sono inseriti nelle vene "che partono dalla fistola". Un ago preleva il sangue che deve essere depurato, l'altro riporta il sangue filtrato al corpo.
  • Gli aghi sono collegati mediante tubi di plastica a un filtro speciale, chiamato dializzatore (o rene artificiale).
  • Una pompa spinge il sangue nel dializzatore. Il sangue passa in un lato del filtro e la soluzione preparata dalla macchina passa nell'altro. La soluzione, che non si mescola con il sangue, estrae i liquidi in eccesso e i prodotti di scarto attraverso un processo chiamato dialisi.
  • Il sangue "ripulito" arriva al secondo ago mediante il tubo di plastica ed è reintrodotto nel corpo del paziente.

Difficoltà in dialisi

Comunque è  difficile spiegare cosa significhi tutto questo, settimana dopo settimana, per tutta la vita.
L’esistenza di un dializzato è tutta nella lentezza con cui le scorie si accumulano dentro: lentezza che gli regala un giorno o due di benessere nei quali possono vivere senza rene artificiale, come le altre persone.
Chi incontra un dializzato tra una dialisi e l’altra e non conosce la situazione, non immagina certo che egli vive solo grazie ad una macchina, perché sembra una persona come tutte le altre.
Trascorso questo tempo non può mancare all’appuntamento col rene artificiale, perché saltare una sola seduta vorrebbe dire ricominciare a stare male e saltarne di più vorrebbe dire rischiare di morire.
Gli emodializzati devono inoltre, limitarsi strettamente nel bere, perché tutti i liquidi che ingeriscono restano dentro di loro fino alla dialisi successiva.
In soli due giorni possono così aumentare di peso anche di alcuni chili.
Il massimo incremento di peso consentito nell’intero periodo interdialitico è solo del 5% del peso corporeo: se crescono troppo la seduta successiva non può essere sufficiente a smaltire tutto quanto accumulato, perché l’organismo non tollera sottrazioni troppo brusche di liquidi.
E non possono certo crescere all’infinito, perché l’acqua comincerebbe ad accumularsi anche nei polmoni ostacolando la respirazione (edema polmonare).
Quindi possono bere poco.
Ma, a causa della loro malattia, hanno più sete di una persona normale.
Il senso della sete è il mezzo di cui si serve il cervello per avvertirti che i cibi hanno fatto aumentare nel sangue la concentrazione di sali ed urea ed è necessario abbassarla diluendoli, bevendo.
I reni si incaricheranno poi di eliminare sia i sali che l’acqua in eccesso.
Ma quando i reni non funzionano più, tutti i sali che si ingeriscono restano nell’organismo e, con essi, rimane anche la sete.
Bisognerebbe bere a volontà, ma questo non è possibile ad un dializzato, altrimenti crescerebbe troppo di peso tra una dialisi e l’altra.
Non gli resta così che mangiare cibi poco salati e cercare di…… “dimenticare” la sete in attesa che la prossima dialisi tolga, coi sali, anche l’arsura.
La dialisi, inoltre, non riesce a svolgere tutte le funzioni dei reni sani.
Basti pensare che, mentre i reni mantengono la concentrazione delle sostanze tossiche costantemente bassa nel sangue perché funzionano 24 ore su 24, la dialisi, funzionando ad intermittenza un giorno sì ed uno no, lascia che le scorie raggiungano nel sangue picchi ben al di sopra dei livelli normali.
Tutti i dializzati sono più o meno anemici: hanno cioè nel sangue meno globuli rossi di una persona normale.
I reni, infatti, producono un ormone (l’eritropoietina) che stimola il midollo osseo a produrre globuli rossi.
Ma la macchina non può sostituire questa funzione e il loro midollo diviene quindi “pigro”.
Poiché l’anemia si instaura lentamente, è in genere ben sopportata, a meno che non raggiunga livelli gravi.
In questi casi bisogna somministrare l’eritropoietina per correggere l’anemia.
Il potassio è un sale molto importante che l’organismo usa per il funzionamento del cuore, dei muscoli e dei nervi; l’eliminazione del potassio in più è una delle funzioni dei reni sani, che la dialisi non riesce a sostituire completamente.
Perciò questi pazienti accumulano facilmente potassio nel sangue, le cui conseguenze possono essere gravissime: grave debolezza muscolare, aritmie e addirittura arresto cardiaco.
Il potassio è contenuto in tutti gli alimenti e ce ne sono alcuni che ne sono particolarmente ricchi come il cioccolato, la frutta e la verdura in genere che devono perciò essere drasticamente limitati nella dieta.
Oltre ai cibi ricchi di potassio, essi devono assumere con moderazione anche quelli che contengono più fosforo (formaggi e carni) perché nell’insufficienza renale un aumentato livello di fosforo nel sangue scatena una reazione che sottrae calcio dal tessuto osseo: ne conseguono dolori alle articolazioni, facilità di fratture e complicanze ossee che a lungo andare possono pregiudicare la struttura stessa del sistema scheletrico.
E questo perché nell’insufficienza renale non funziona il sistema di attivazione della vitamina D, funzione che il rene artificiale non può sostituire.
Come si è potuto capire, oltre alla funzione depurativa, i reni sani hanno anche una fondamentale funzione endocrina che la macchina non riesce a svolgere.
Oltre ai problemi che abbiamo già indicato, rimangono irrisolti quelli legati ad altre sostanze prodotte a livelli ottimali dal rene sano (renina e prostaglandine) e che agiscono sui livelli di pressione arteriosa.
La dialisi permette – pur con tanti sacrifici e limitazioni – una buona sopravvivenza, ma per i dializzati c’è un sogno: il ritorno ad una vita normale!
Questo sogno ha un nome: trapianto.
Un nuovo rene funzionante, la libertà della macchina, la salute riacquistata….


Trapianto di rene da vivente: opportunità poco conosciuta
http://www.azsalute.it/Interno.aspx?Oid=823

Innegabilmente è un grande atto d'amore. Verso il figlio, il fratello, la persona amata... La voglia di salvarla dall'incubo della dialisi, di quella macchina che ti dà modo di vivere ripulendo, più giorni la settimana, il sangue reso impuro da reni che non filtrano, che non funzionano.

L'unica alternativa alla dialisi è il trapianto, ma le liste d'attesa, per avere assegranto un rene da cadavere , sono lunghe, troppo lunghee, a volte, il destino non dà il tempo di aspettare. Ed ecco che può scattare l'atto d'amore: la cessione di un rene, da vivente.

Oggi, il trapianto di rene da donatore vivente è considerato un'alternativa valida a quella da cadavere. Anzi, secondo statistiche norvegesi (la Norvegia pratica questo tipo di trapianto dal 1968 come prima opzione terapeutica), un'ottima scelta, visto che in tutti questi anni non ci sono stati decessi operatori, nè postoperatori, che l'aspettativa di vita del donatore non risulta modificata e che il recupero dei soggeti trapiantati è completo.

Eppure, in Italia, il trapianto di rene da vivente rappresenta solo l'11 per cento di tutti i trapianti. E ci si chiede il perchè. La risposta più valida è che , ancora, la donazione di rene da vivente non è adeguatamente conosciuta.

Si tende sempre ad accostare il trapianto d'organo ad una persona deceduta. Da qui, l'importanza di rendere edotta la popolazione sula possibilità di poter donare un rene quando si è in vita, un'occasione per offrire a chi è affetto da insufficienza renale grave l'oppurtinità di "ritorare" a vivere.


Tecnica mini invasiva, più facile il trapianto di rene da donatore vivente
http://www.azsalute.it/Interno.aspx?Oid=807

Con una nuova tecnica di chirurgia mini-invasiva si semplifica la donazione di un rene da vivi: l'organo viene prelevato con una piccola incisione di soli 6 cm in modo molto semplice e sicuro.

La tecnica offre maggiore sicurezza rispetto alle altre tecniche disponibili e come in tutta la chirurgia mininvasiva consente un miglior risultato estetico, minore dolore, minori complicanze, ridotta degenza ospedaliera e più rapida ripresa del donatore.
L'incisione necessaria per l'estrazione dell'organo col taglio chirurgico classico è lunga dai 15 ai 20 cm, contro i 6 di quella in laparoscopia. In questo modo donare un rene a un proprio caro diventa molto più facile: questa tecnica potrebbe, dunque, incentivare la donazione da viventi che in Italia nell'ultimo decennio ha riguardato il 12,7 per cento dei trapianti di rene effettuati.

sabato 10 marzo 2012

Astuccio di Pronto Soccorso


Vorrei condividere con tutti Voi qualcosa di veramente bello da leggere, che può essere conservato e disponibile in caso di bisogno...
Sono frammenti pieni sentimenti che ci fanno ricordare chi siamo.... 
Il testo (...forse già di vostra conoscenza) no è frutto di una mia elaborazione, ma mi è stato donato da una persona a me tanto cara e preziosa, che a sua volta lo ha ricevuto da qualcun'altro di pari profondità d'animo.
Il testo si intitola: "Astuccio di Pronto Soccorso"...


 
Astuccio di Pronto Soccorso

Abbiamo bisogno di un astuccio di pronto soccorzo, il cui contenuto è il seguente:
  • Un paio di occhiali
  • Un elastico
  • Un cerotto
  • Una matita
  • Un filo
  • Una gomma per cancellare
  • Un bacio al cioccolato
  • Una bustina di tè

Vi state chiedendo a che cosa servono tutti questi ingredienti?!!!

Gli Occhiali...
sono per vedere e apprezzare le qualità della gente che ci circonda.

L'Elastico...
per ricordarsi di essere flessibile quando la gente o le cose non sono come vorremmo.

Il Cerotto...
per guarire i sentimenti feriti, tanto i nostri quanto quelli degli altri.

La Matita...
per scrivere tutto il bene che ci capita quotidianamente (e Dio solo sa che c'è tanto da scrivere).

La Gomma da Cancellare...
per ricordare che ognuno di noi commette errori e che abbiamo l'occasione di cancellare.

Il Filo...
per legare le persone che sono realmente importanti nella nostra vita e che rischiamo di dimenticare.

Il Bacio al Cioccolato...
per ricordarci che ognuno di noi ha bisogno di un bacio, una carezza o una parola gentile ogni giorno.

E fibalmente la Bustina di Tè...
perchè alla fine della giornata possiamo riposare, rilassarci e riflettere.

Forse, per la gente, sei solo "QUALCUNO".
Ma...sicuramente sei "IL MONDO" per "QUALCUNO".

Che questo "Astuccio" possa rimanere a portata di mano in caso di bisogno...!

giovedì 8 marzo 2012

Le Verità Nascoste



Il rifiuto, il non essere accettati o la stessa ipotetica diversità rispetto all’apparente normalità degli altri rappresenta  la nostra paura più primordiale che ci porta spesso a comportamenti che snaturano quella che è la nostra vera libertà e personalità.
Viviamo un isolamento interiore e un senso di colpa verso noi stessi per il semplice motivo che ci teniamo dentro le cose e non ci apriamo completamente. Questo perché siamo coscienti che raccontare la verità, accettata o meno, porta allo scontro, all’allontanamento e all’isolamento.
Nel rapporto di coppia vogliamo a tutti i costi conservare la nostra autonomia d’individui pensanti e con libertà di agire e muoverci, quasi egoisticamente pensando solo a quello che è giusto per noi stessi. È sacrosanto non snaturare se stessi e conservare la propria autonomia, ma è altrettanto giusto condividere gli avvenimenti che ci accomunano e le scelte che si fanno. L’unione è proprio sinonimo di responsabilità reciproca e non individuale. Raccontarsi e aprirsi anche con il rischio di non essere compresi è fondamentale. Non si deve avere paura di esprimere i propri sentimenti, pensieri ed opinioni. Gli "scheletri" nascosti nell’armadio non fanno vivere sereni, è meglio tirarli fuori prima e non quando è troppo tardi, altrimenti si vivere nella continua menzogna, portando l’intero rapporto in una consapevole farsa che nel tempo può portare solo alla sfiducia e alla sua distruzione. L’apertura totale e la chiarezza fin dall’inizio porta al sano rapporto di coppia e alla libertà di essere se stessi senza individualismo estremo ma partecipazione e condivisione della vita.
Nel mondo del lavoro le cose cambiano, l’intero rapporto si basa sulla fiducia professionale e sola in alcuni casi anche personale. Il raccontare ciò che non è strettamente personale è concesso solo ai colleghi con più affinità caratteriale e comunque ci si apre entro certi limiti. Vi è sempre una soglia che divide la sfera più personale con quella professionale.
Tra amici entrano in gioco meccanismi più antichi, che fanno parte del nostro passato e della libertà incontrastata di noi stessi. Non ci sono legami tali da impedire di esprimere le nostre scelte di vita o da costringerci a nascondere verità mai espresse. Nei rapporti veri di amicizia, quella forte, leale e duratura nel tempo, le motivazioni che portano alle verità nascoste vengono a decadere. In tali rapporti, proprio perché sono storici, riusciamo a essere noi stessi, perché ormai abbiamo ben poco da nascondere. E poi il/la vero/a amico/a è da sempre la nostra scelta naturale come confidente.
La differenza tra l’amico/a è il/la compagno/a di vita (moglie/marito....) è molto sottile ma fondamentale. L’amico è la spensieratezza di un momento o di una situazione e, in alcuni casi, anche valvola di sfogo di eventuali problemi/discussioni con il proprio partner. Il/la compagno/a oltre ad essere confidente assoluto, dalle cose più banali a quelle più intime,  è anche colui/lei che attraverso scelte condivise, che solo loro conoscono, pianificano il proprio futuro senza condizionamenti dall’esterno, amici compresi.
…..le verità nascoste sono sempre un danno prima per se stessi e poi per i rapporti con glia altri.....

domenica 4 marzo 2012

Ciao Lucio Dalla



Con profonda commozione rivolgo il mio umile saluto ad un grande della canzone italiana, un uomo che ha contribuito a rendere ricco l’animo e lo spirito di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di sentirlo e seguirlo.
La sua fantastica personalità, accompagnata da una profonda spiritualità di natura poetica, espressa attraverso l’arte della musica ha risvegliato, nel corso della nostra vita, momenti di grande riflessione verso temi come l’amore, l’amicizia e la solidarietà.

Ciao Lucio….e Grazie per le parole che hai espresso attraverso la poesia della tua musica.

Noi tutti ti siamo grati e ti abbracciamo con amore.


sabato 3 marzo 2012

Inno all'Amore


Meraviglioso sentimento
che accompagni in ogni momento
il nostro cammino

Noi a te ci chiniamo
perché grazie a te noi primeggiamo

Una finestra sul mondo tu ci hai aperto
e noi spettatori affascinati osserviamo
quanto di bello ci vien donato

Grazie a te il nostro animo interagisce
e gioisce

Grazie a te i nostri pensieri e parole
si illuminano come una pietra preziosa e
si liberano come un canto dolce e melodico

I nostri respiri si fondono in un’unica
entità di gioia che con soffio leggero
sospingono le ali dell’amore verso
orizzonti infiniti

Con occhi diversi noi viaggiamo
perche grazie a te noi ci muoviamo  

La dolcezza e la tenerezza noi proviamo
quando siam vicini e ci stringiamo

Mano nella mano noi ci ritroviamo
ogni volta che lo vogliamo
anche quando non c’è l’aspettiamo

Grazie a te noi insieme affrontiamo
le difficoltà e tutto ciò che non conosciamo

Grazie a te il nostro presente è cambiato
e più bello è diventato rispetto al passato

Il futuro con più serenità noi affrontiamo
perché ora insieme noi siamo
e grazie a te se lo possiamo

Amore, tu meraviglioso sentimento
ci hai coinvolti pur non sapendo
chi noi fossimo in questo mondo
e giorno dopo giorno
per mano ci hai accompagnati
verso emozioni semplici e puri

Amore, parola così piccola
ma di immensa forza
capace di cambiare i nostri cuori
di farci incontrare,
di unire e rendere grande le nostre emozioni

Stella del nostro cuore Amore tu sei
che doni luce alle nostre vite
ardi perennemente in noi
e riscalda le nostre anime
soffiando vento caldo di intima dolcezza

Amore, Grazie Amore…..

La Vita



La nostra vita intraprende spesso strade nuove o comunque differenti da quelle che sono le normali abitudini quotidiane.

Gli ostacoli e gli imprevisti sono sempre presenti, pronti a bloccare ogni nostra forma di entusiasmo e voglia di proseguire verso il fine che ci prefiggiamo. Spetta a noi non mollare, e armati di spirito combattivo affrontare le avversità e andare avanti superando così ogni ostacolo che ci si pone davanti.

Le Malattie, la crisi sociale, economica ed occupazionale, le problematiche psicologiche, le paure, l’isolamento, sono tutte situazioni negative che dobbiamo, per forza di cose, affrontare e cercare di superare per non soccombere.

In realtà ci sono anche tante cose positive che ci danno forza, energia ed entusiasmo, tali da compensare le negatività della vita stessa.  Cose positive come l’amore, l’affetto, i figli, la solidarietà, un abbraccio, un bacio, una carezza, le promesse, le attese di vita, il socializzare, gli amici, la famiglia, il mare, il sole, la luce, la terra, e tutto quello che di bello si rivela ai nostri occhi e che provoca belle, intense e incoraggianti sensazioni.

Pertanto ci sono cose belle e cose brutte, il bene e il male, ostacoli e traguardi……

Ma… la vita cos’è in realtà?

È solo una continua corsa ad ostacoli? Verso cosa?

Perché nasciamo? E qual è il nostro scopo?

Noi gioiamo per qualcosa o per qualcuno e nello stesso tempo possiamo essere tristi sempre per qualcosa o per qualcuno…! Ma a cosa porta tutto questo?

E poi, qual è  l’incomprensibile ragione della nostra esistenza, del nostro essere “umani”?

Il nostro scopo è forse solo quello di nascere, lottare per sopravvivere, procreare e continuare a lottare? Ma per cercare di arrivare dove? Forse solo verso quella luce che un giorno si spegnerà! E Poi...?

Non è possibile che il nostro venire al mondo si riduca solo al fatto di nascere e morire con in mezzo una miriade di sfaccettature positive e negative che riempiono la nostra breve esistenza?

Forse la nostra vita è come una ruota che gira ad altissima velocità, talmente veloce che veniamo sbalzati via verso un nuovo ciclo, di natura diversa e a noi apparentemente oscura!

È forse la nostra vita una prova verso qualcosa di diverso e più grande?

È possibile che finita la nostra vita materiale ci troviamo di fronte ad una nuova esistenza di tipo spirituale?

Personalmente penso che tutta la nostra esistenza non si possa ridurre solo al puro materialismo terreno.

E' mia convinzione che ci sia dietro un percorso Divino!

Dio ci ha creati e messi al mondo…e fin dalle sue origini per un fine più grande. Un fine a noi ancora incomprensibile.

Il Signore Dio nostro E’.....!

È colui che ha creato tutto ciò!

Ed è permesso solo a Lui di conoscere verso cosa andiamo incontro!

Lui è quello che ci indirizza nel nostro percorso di vita, dandoci la possibilità di scegliere tra il bene e il male!

È colui che ci ostacola e che ci fa andare avanti!

È colui che ci da gioia e dolori!

È colui che ci mette alla prova!

È colui che deciderà del nostro futuro!

È colui che prenderà in esame la nostra piena esistenza terrena e che la giudicherà!

Il suo giudizio finale è il nostro futuro spirituale!

È colui che, con riferimento ai suoi insegnamenti e alla sua parola, esaminerà quello che siamo riusciti a fare e a mettere in pratica….

Sicuramente siamo solo di passaggio sulla terra ma il Signore ci ha insegnato a viverla nel migliore dei modi, nel rispetto reciproco e con amore verso il prossimo, con solidarietà e misericordia. In qualunque momento il Signore potrà chiamarci al suo cospetto e noi dobbiamo farci trovare pronti, senza alcuna riserva....

Il Signore ci ha insegnato ad amare e allora amiamoci…..

venerdì 24 febbraio 2012

La Solitudine



In generale la solitudine la “subiscono” coloro che si isolano o vengono isolati da chi li circonda per motivi di diversa natura, che può essere caratteriale, psicologica, per condizione sociale, etc. Le varianti sono talmente tante che è difficile schematizzare in poche parole come un individuo possa giungere in una condizione di questo tipo, che molto spesso è anche causa di malessere interiore che porta ad allontanarsi proprio del concetto di integrazione, con isolamento dal mondo esterno. Bisogna ricordare anche che la solitudine non nasce solo dall’involontarietà di noi stessi, del nostro essere o del nostro saper stare nel sociale, ma in moltissimi altri casi nasce da una volontà soggettiva dell’individuo o per scelta di vita.
Ad esempio, la Timidezza e l’Inibizione verso il prossimo porta queste persone a non partecipare attivamente alla vita sociale, si escludono autonomamente e forzatamente ai rapporti interpersonali costringendo il prossimo ad abituarli a non considerarli.
Altro esempio possono essere quelle persone che si sentono autonome e libere da ogni coinvolgimento sociale.
Ci sono poi coloro che a causa del loro modo di proporsi con gli altri rischiano una forma di isolamento meno evidente ma pur presente nella loro vita. Questi sono gli arroganti e maleducati, convinti di far parte di un mondo tutto loro, circondandosi di persone che ideologicamente la pensano nello stesso modo. In realtà è un falso ideologico, perché si può essere isolati anche all’interno di uno stesso gruppo apparentemente omogeneo. È come se pur di appartenere ad un gruppo si finge di seguire la stessa corrente, ma in realtà è solo finzione, così come finta è l’intera compagnia. Quello che rende forte l’unione, l’appartenenza a qualcuno o qualcosa e il non sentirsi soli è la lealtà, l’onestà intellettuale, l’educazione e l’amicizia, anche se di correnti diverse.
Molto spesso il nostro modo di essere può derivare da esperienze vissute più o meno negative che lascia il segno nello sviluppo della nostra personalità e che ci porta molto spesso a proporci, come forma di autodifesa incondizionata, in modo negativo verso gli altri a tal punto da non essere compresi e quindi accettati.
Chi invece nonostante il forte desiderio e volontà di socializzare e partecipare con condivisione alle problematiche sociali di diversa natura vengono comunque e sistematicamente esclusi. Qui i motivi possono essere tristemente associabili all’ignoranza e alla scarsa maturità di alcune persone la cui coscienza ed egoismo vanno oltre ogni ragionevole comprensione. Tale pochezza d’animo isola alcune categorie di persone perché appartenenti a differenti ceti e condizioni sociali, razze e religioni. Povertà, colore della pelle, religione differente, sono tutte cose che creano ancora separazione tra la gente.
Eppure basterebbero un pò più di cuore, altruismo e solidarietà per unire maggiormente le persone, se pur con percorsi diversi, ma con spirito di unione sociale.

mercoledì 22 febbraio 2012

La Famiglia



Cuore pulsante della sfera sociale….
 
Organizzazione microscopica basate su regole non scritte ma dettate dall’educazione, dalla responsabilità, dal rispetto, dall’amore, dalla solidarietà e dall’altruismo reciproco… l’insieme di tali organizzazioni costituisce il tessuto dell’intera società.
 
Quando alcune di queste micro organizzazioni vengono meno, per cause diverse (ignoranza, scarsa educazione, condizione sociale negativa, impoverimento, aggressività, etc…), viene meno anche parte del tessuto sociale. Nascono i disordini, la micro e macro delinquenza, speculazioni e quant’altro di marcio tende a insinuarsi sempre più nell’intera organizzazione mondiale.

L’intera società può recuperare terreno verso il buon senso reciproco e con uno sguardo coraggioso e caritatevole verso i più bisognosi solo se alla sua base le stesse famiglie cominciano ad assumere maggior consapevolezza che l’educazione, il rispetto e le non false moralità sono il seme che porterà i nostri figli a crescere verso un futuro migliore.

Educare pertanto i nostri figli fin da piccoli per un mondo migliore è il significativo elemento indiscutibile per un mondo più unito e nel reciproco rispetto, indipendentemente dal ceto sociale, razza o religioni.

Dal punto di vista più intimo e personale la famiglia esprime in me molteplici sensazioni, che con esternazione derivante dal profondo del mio animo dico che è l’eredità che il nostro Signore Gesù Cristo ha lasciato in terra come eredità e rappresentazione del suo amore e benevolenza nei confronti del genere umano.
L’amore verso il nostro Signore non può essere paragonato all’amore terreno verso la famiglia, l’amore verso il Signore è unico e indiscutibile ma la famiglia è la catena che lo lega a tutti noi e pertanto nel mio intimo più profondo penso che………..

 
La famiglia nasce dall’amore dei nostri genitori…madre e padre…fondamentali terreni per la nostra crescita….massima espressione fisica e figurativa che mai ci abbandonano….
La famiglia è il nido della nostra vita, la nostra casa, il nostro rifugio
È il calore che ti avvolge quando ne hai bisogno
È la protezione contro le avversità della vita
È il cuore pulsante della tua interiorità
È il tuo salvagente per non affondare
È l’amore che ricevi quando ti senti vuoto
È la spalla dove appoggiare tutto il peso del tuo fagotto esistenziale
È l’abbraccio che ti viene offerto in ogni momento
È la porta che trovi aperta senza bisogno di bussare
È la bandiera delle nostre origini
È il profumo della nostra giovinezza
È la compagna dei nostri giorni
È la gioia nel condividere le nostre vittorie
È lo sfogo dei nostri pensieri
È la nostra ancora per non andare alla deriva
È la festa dei nostri giorni
È l’impegno della nostra vita
È la tenerezza degli anni che passano
È la storia della nostra vita
È il bacio più bello e protettivo che riceviamo e che diamo
È l’organizzazione della nostra vita
È la personificazione della solidarietà
È il soffice cuscino di piume, dove posare i nostri sogni
È il saluto supremo ed ultimo che possiamo dare e ricevere

Grazie alla presenza costante del nostro Signore dentro tutti noi che mai ci abbandona e ai suoi insegnamenti la Famiglia attraverso di Lui è…...e sempre sarà……