La
miseria d’animo spesso è vista come prerogativa di chi ha e che non dona.
Del
ricco si dice che ha l’animo misero, perché incapace di donare, mentre del povero
che ha l’animo nobile, perché conosce il sacrificio e la sofferenza, quindi capace
di dare anche quel poco che possiede.
Spesso
quanto detto per il ricco è fonte di verità, perché la ricchezza e il possedere
rendono emotivamente aride le persone, poco altruiste e incapaci di dare un
senso umano e spirituale alla vita. Il materialismo e il possesso di beni rendono
diversi dagli altri, si tende ad appartenere a una determinata categoria di
persone e ad un mondo diverso.
Differenze
sociali che portano in taluni casi a differenze culturali.
Differenze
che spesso non giustificano comportamenti poco sensibili verso i più bisognosi…
Tralasciando
l’aspetto puramente materialistico, la miseria d’animo può assumere anche caratteristiche
differenti, ad esempio può essere intesa come l’incapacità individuale di
alcuni soggetti nel rapportarsi con il mondo esterno.
Il
portatore d’animo misero è coscientemente titolare di paure remote che lo
inducono a non creare stretti rapporti con il suo prossimo. Si limita a
osservare, senza alcuna iniziativa personale verso i problemi che non lo
riguardano direttamente. Se espressamente coinvolto da qualcuno, su
problematiche di diversa natura, cerca soluzioni tali da evitare ogni suo
coinvolgimento diretto; pertanto le soluzioni da lui proposte non sono mai
dirette ma nella maggior parte dei casi hanno un senso più generale e
indiretto.
Chi
è povero d’animo è una persona prevalentemente sola, con qualche conoscente e
pochi amici. Amici che egli frequenta senza alcun coinvolgimento e che li
considera solo come concetto di appartenenza e per non sentirsi solo.
Il
povero d’animo è attento alle problematiche della vita ma non interviene mai
direttamente, ha mille motivazioni/scuse per non fare e per non dire.
Il
povero d’animo può sembrare una persona fredda ma in realtà non l’è. Egli è
avvolto da una corazza fatta di timori e paure. La sua chiusura, verso tutto
quello che è al di fuori della sua vita, lo limita e gli impedisce di essere
veramente se stesso. In tal senso può sembrare timido e introverso ma allo
stesso tempo arrogante e scontroso.
Bisognerebbe
scalfire le sue primordiali paure verso la vita e le origini delle cause che l’hanno
portato a indossare la maschera del perfetto incompreso.
Corrompere
la struttura introversa del suo mondo è impresa difficile, ma isolarlo
significa spingerlo nell’oblio del proprio “io”. Avrebbe bisogno di continui e
progressivi stimoli esterni, coinvolgendolo inizialmente solo marginalmente per
non creare in lui inutili paure e vie di fuga. Andrebbe valorizzato e
incoraggiato e comunque mai lasciato solo….
Chi
ha l’animo nobile aiuta chi ha l’animo misero…
Il povero che aiuta il ricco….
Sono pienamente d'axccordo con te! Marta
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